Alle Porte del Paradiso
Un vecchio lasciato all’ospizio, l’insofferenza e i suoi deliri, i suoi sbiaditi ricordi, la morte. In scena, coi burattini, una suora e un giovane animatore, due figuri sproporzionati, simboli viventi della macchina assistenziale per gli ultimi anni di vita: carcerieri o angeli custodi?
La trama è stramata: le giornate trascorrono, il tempo si annulla nella estrema vecchiezza e il presente svanisce con la perdita della memoria. I ricordi divengono pulsioni che il corpo non è più in grado di realizzare, sogni o incubi che accompagneranno il protagonista verso l’uscita di scena finale. Comico, drammatico, evanescente come la vita.
“Ma viene da chiedersi: perché? Perché i due burattinai hanno deciso di affrontare simile argomento? Probabilmente è così perché i due sono ormai verso l’anzianità che prelude alla vecchiezza. Questo confronto con le varie fasi della vita è anche il modo migliore di rimanere umani. Rimanere umani richiederà di rimanere fedeli alla propria pazzia e lasciarle intorno uno spazio vitale. E’ evidente quindi che lo spettacolo è assolutamente da vedere!” (Carl Gustav Jung, via tavolino a tre gambe)