Hansel e Gretel
Si dice: “vive nel modo delle favole”, per parlare di qualcuno che viva fuori dalla realtà, in un mondo dove tutto, prima o poi, si risolverà con un sorriso. Ma è proprio così?
Hansel e Gretel è un classico per l’infanzia, una fiaba famosissima dai tanti risvolti misteriosi. Leggendone l’intreccio per portarla a teatro, fatto di abbandoni, fughe e terribili spaventi, ci sono venuti in mente alcuni, non facili, dilemmi. Quanto può mettere paura uno spettacolo? Come si può raccontare davvero l’abbandono? Se alla strega piacciono così tanto i bambini perché sta rintanata in un bosco e non fa la maestra come suggerisce Roald Dahl?
Il Teatro alla Panna si è avvicinato a questa fiaba con il dubbio che, volendola rappresentare, non potrebbe che essere un horror dei più crudi.
Ma allora siamo sicuri che Hansel e Gretel si possa davvero rappresentare a teatro? Non sarà meglio dimenticarla e proporre piatti più semplici?
Forse sarebbe meglio, ma questa storia ci attrae irresistibilmente. Quindi? Come decidere? Genitori egoisti, una strega cannibale, due bimbi assassini: ingredienti piuttosto indigesti.
Che dire? Ci son tremati i polsi e -vigliaccamente- abbiamo deciso di non decidere. Non saremo noi a stabilire se nel bosco ci sono farfalle e fiorellini o orribili bestie; non saremo noi a scegliere se far morire la strega, che pur se lo merita! Sarà il pubblico a scegliere il giusto grado di crudeltà della fiaba. Non esiste ormai la democrazia diretta? Che sia il nostro pubblico allora a decidere: tramite un comodo telecomando potrà votare per scegliere come mandare avanti lo spettacolo.
Il telecomando proietta Hansel e Gretel nella contemporaneità, anzi nell’attualità televisiva. E visto che ormai ci sono non potranno fare a meno di confrontarsi con quello che succede nel mondo!
Siete proprio sicuri che “vivere nel mondo delle favole” significhi vivere fuori della realtà?
Musiche di King Crimson, Einsturzende Neubauten, This Mortal Coil e Depeche Mode
Suoni di Alessandro Castriota
La canzone della strega: testo di Leonardo Barucca e musiche di Alessandro Castriota